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PETROLIO BIANCO

THE HAPPY END
La scrittura-la teoria, o la poesia scritta di un artista generalmente cercano la chiarificazione o l’intorbidamento del pensiero del fare Arte.
Questa pubblicazione vuol rendere intelligibile il concetto di Faust Cardinali sull’ipotetica fine felice del mondo-, un happy end che avvolga l’umanità nel sommo piacere fisico con la fabbricazione del polivinile- di questa nuova pelle plastica utilizzata dall’artista per ricoprire le architetture, i suoi gioielli-scultura, così come le sue installazioni monumentali.
L’entrata in materia, le prime pagine del testo, dirigono lo spettatore verso il nucleo centrale del lavoro: Petrolio Bianco- the happy end non spiega un pensiero-, ma piuttosto mostra l’idea di un corpo o meglio un policorpo materico dove diverse discipline convivono con materiali poveri e preziosi come l’alluminio, il silicone, le resine con l’oro, l’argento e le pietre preziose, il tutto per un progetto comune: la resistenza al prodotto- alla merce capitalistica, all’immagine fissa, icastica. È un lavoro sul tempo - nel tempo, dove il process, la metodologia è importante quanto il risultato. Certe opere presenti nella pubblicazione si trasformeranno in altre opere, certi gioielli-scultura saranno smembrati e immersi nel polivinile o catapultati nello spazio. Una grande installazione sarà terminata e pronta all’oblio o alla massima riconoscenza. Qualche collezionista, sceglierà di custodire il fare dell’artista - altri saranno d’accordo per sedimentare il tempo dell’Arte, come per esempio a pagina 12 con lo studio per un Museo a crescita limitata, dove appunto non c’è più produzione di opere, ma lo spazio stesso diventa scultura- nel tempo con la sedimentazione regolare del polivinile, a rischio dello spettatore stesso, il quale potrebbe essere plastificato per l’eternità.
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